A cura di Emanuele Corsico Piccolini
Crescita dei prezzi, caro bollette, riduzione dei consumi: si tratta di espressioni che sempre più spesso stanno occupando gli spazi del dibattito civile e pubblico e destano sempre più preoccupazione negli Italiani che, alle prese con la congiuntura economica generale avversa, vedono progressivamente erodere il proprio potere di acquisto per gli effetti dell’inflazione.
L’inflazione è un fenomeno economico che si sostanzia nell’aumento generale dei prezzi medi di beni e servizi in un dato periodo di tempo e che, per sua natura, impatta in maniera negativa sul potere di acquisto della moneta. L’aspetto della generalità è proprio un fattore dirimente per l’inflazione: se infatti l’aumento (così come la diminuzione) dei prezzi di singoli beni e servizi è un fenomeno del tutto naturale nelle economie, si parla di inflazione solo quando il fenomeno assume una tendenza generale, colpendo l’economia nel suo complesso e pertanto risultando ancora più pericoloso per la stessa.
Nel mese di ottobre 2022 l’Istat ha certificato che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) ha subito un aumento del 3,4% su base mensile e dell’11,8% su base annua (da +8,9% del mese precedente) a fronte di una stima preliminare del +11,9%.
Una componente estremamente rilevante nei periodi di inflazione è la percezione psicologica che la popolazione sviluppa in risposta ai propri effetti. Nelle economie moderne l’attitudine generalizzata è quella al taglio o alla revisione di alcune voci di spesa, a partire da quelle di non primarie necessità. Gli effetti più pericolosi dei fenomeni inflattivi si registrano quando la riduzione di spesa tocca settori primari come, ad esempio, la tutela della salute fisica. I dati de Il Sole24Ore raccontano di come il 92% degli Italiani abbia già tagliato la propria propensione alla spesa e ben uno su due rinviato spese già programmate, ma ad allarmare è la rilevazione che il 30% di queste spese fosse destinato a cure mediche.
Quanto esposto ci mostra dunque la stretta correlazione tra crisi inflattive e turbolenze sociali, in particolare date dalla difficoltà del sistema di generazione del reddito a crescere in tempi congrui ad annullare gli effetti dell’inflazione sulla propria propensione alla spesa, questo al netto del residuo degli effetti psicologici di indotta prudenza.
L’inflazione non è un fenomeno imperituro ed è affrontabile con scelte di politica monetaria, come ad esempio l’aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali per limitare l’offerta di moneta oppure ancora, a livello individuale e ove possibile, attività di investimento e gestione delle finanze orientate alla differenziazione.
L’inflazione pone dunque diverse sfide, siano essere individuali o collettive, e stimola la politica centrale e locale ad uno scatto in avanti nella conoscenza e nella gestione delle crisi macroeconomiche che, in tempi turbolenti, rischiano di essere sempre più presenti nell’agenda di chi governa le comunità.