Flixbus e le autolinee italiane

FlixBus è una società di autotrasporti fondata nel 2011 in Germania, che si è rapidamente diffusa in Europa grazie al suo modello di business innovativo, contando 20 milioni di viaggiatori in Europa e 3 in Italia. La novità di Flixbus, a differenza delle altre società, sta nel fatto che l’azienda non possiede autobus, bensì stipula collaborazioni con compagnie locali di trasporto persone: in Italia, diventando mandatario per conto delle società di autotrasporto con cui collabora, Flixbus è responsabile delle autorizzazioni ministeriali necessarie per il funzionamento della rete a lunga distanza, mentre le società di autotrasporto sono responsabili dell’esecuzione dei viaggi.

Flixbus, inoltre, offre servizi di marketing, monitora la qualità e indica i prezzi delle tratte condotte in collaborazione con Flixbus. In aggiunta, in Italia, tutti gli autisti delle compagnie che operano con Flixbus sono assunti stabilmente tramite contratto collettivo nazionale. Alle società che collaborano con Flixbus è richiesto un investimento importante sul parco mezzi, al fine di corrispondere ai criteri di qualità che Flixbus adopera sulla piattaforma.

Si stima che il volume di affari del settore in Italia sia ammontato a 200 milioni di euro nel 2016: si tratta di un aumento significativo, se confrontato ai 130 milioni di euro del 2012. Questa crescita, in gran parte, può essere dovuta proprio all’ingresso di Flixbus nel settore. Grazie ai costi bassi e all’ottimizzazione delle tratte, Flixbus ha consentito di viaggiare a milioni di italiani che a fatica potrebbero permettersi viaggi più costosi: la sua presenza nel mercato offre maggiori opportunità di scelta e, quindi, libertà per i consumatori, soprattutto per i giovani. Inoltre costituisce un elemento di sana competizione per quanto riguarda il servizio, sia nella qualità, che nella praticità e comodità, offrendo un importante incentivo agli altri competitori per il miglioramento della loro attività. 

La Norma Anti-Flixbus

Venerdì 23 giugno, con la pubblicazione in gazzetta ufficiale, il decreto legge 50/2017 del Governo, contenente la cosiddetta “Manovrina”, è stato ufficialmente convertito in legge. Tra i vari provvedimenti inseriti dalle Camere, il comma 12-bis dell’articolo 27 va a modificare le modalità con cui, nell’ambito dei servizi di linea interregionali, integrazioni di impresa di tipo verticale od orizzontale possono ottenere l’autorizzazione ministeriale per offrire servizi di autotrasporto.

Com’era la situazione precedente

La normativa precedente prevedeva che, per i raggruppamenti di impresa (RTI) nel settore dei trasporti non fosse necessario che la società che vende il servizio avesse come attività principale quella del trasporto di passeggeri su strada. La normativa precedente, dunque, ha consentito a Flixbus di introdurre un nuovo modello di impresa basato sulla gestione del servizio, ma non sull’effettuazione del trasporto in sé, che viene effettuato da soggetti terzi: nonostante non possedesse autobus, Flixbus ha offerto a 49 piccole compagnie di trasporto persone la possibilità di raggrupparsi indicando Flixbus come mandatario ai fini dell’ottenimento delle autorizzazioni ministeriali. Con la raccolta di clienti tramite la sua piattaforma e con la determinazione di standard a cui le compagnie si devono conformare, la società Flixbus ha infatti elaborato un piano di investimenti in Italia proprio basandosi sulla normativa precedente, che non impediva alle aziende la possibilità di associarsi. 

Cosa cambia

La nuova norma impedisce alle società che si avvalgono di Flixbus come mandatario delle autorizzazioni ministeriali di godere di questo servizio. La norma anti-Flixbus non toglie Flixbus, che potrà continuare a offrire servizi di marketing, ma crea un ostacolo amministrativo: semplicemente Flixbus non potrà più rappresentare nelle ATI le compagnie che si avvalgono di Flixbus, costringendo piccole compagnie ad affrontare lente pratiche burocratiche, mentre Flixbus poteva farlo per conto loro, diminuendo tempi e costi fissi e migliorando l’offerta ai consumatori. L’attuale consorzio di imprese capitanato da Flixbus avrà tempo fino a ottobre per adeguarsi alla nuova norma, a pena di decadenza dell’autorizzazione stessa.

Si può intuire che la norma, quindi, va a ridurre la concorrenza delle piccole aziende di autotrasporti, favorendo di fatto quelle più grandi, piuttosto che di Flixbus, la quale – come piattaforma – non è il diretto concorrente delle compagnie di trasporto, ma mette, al contrario, aziende minori in condizione di essere concorrenziali. 

L’AGCM è intervenuta contro l’emendamento anti-Flixbus, affermando che la norma “appare in grado di determinare effetti fortemente anticoncorrenziali nel settore dei trasporti di passeggeri su strada con danni diretti e tangibili per i consumatori”. Probabilmente, la norma va anche contro la normativa europea (Regolamento UE n. 1071/2009), dal momento che la norma “impedisce in maniera esplicita a un operatore particolarmente dinamico e competitivo lo svolgimento della propria attività” e favorisce di fatto i “grandi” player a scapito dei “piccoli”, non determinando alcun incremento di benessere economico collettivo.

Le nostre proposte

1) Proponiamo di abrogare al più presto il comma 12 bis dell’art.27 della legge 21/06/17 n. 97, che impedisce a società che non eseguono il trasporto passeggeri come attività principale di svolgere le pratiche per le autorizzazioni ministeriali per conto di raggruppamenti di impresa operanti nel trasporto di persone a livello inter-regionale. 

2) Chiediamo una semplificazione del rilascio di autorizzazioni ministeriali al fine di:

– facilitare la nascita di nuove startup e imprese che siano in grado di fare concorrenza al nuovo modello di business adoperato da Flixbus;

– consentire alle piccole imprese di autotrasporti di ottenere le autorizzazioni ministeriali con maggiore facilità e costi minimi, senza costringerle dunque a passare attraverso un assetto consorziale, che pure deve essere possibile.