L’istruzione obbligatoria in Italia riguarda la fascia d’età compresa tra i 6 e i 16 anni è gratuita e, ai sensi della Legge 27 dicembre 2007, n.296, art.1, “è finalizzata al conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale almeno triennale”.


La Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, ha aperto un interessante dibattito in merito alla durata dell’obbligo scolastico, dicendosi a favore dell’innalzamento a 18 anni. In un momento in cui è necessario per il nostro Paese tornare a crescere è fondamentale che questa crescita riparta soprattutto da un maggiore investimento sui luoghi del sapere. Più anni a scuola non rappresentano solo un’occasione per i ragazzi per sviluppare uno spettro più ampio di competenze, ma anche una grande opportunità per ciascuno di loro di dare un taglio maggiormente specialistico al proprio percorso formativo. Taglio che agevolerebbe notevolmente l’ingresso in un mercato del lavoro sempre più esigente e complesso, come quello odierno.


Tuttavia, la questione non è semplice e rende necessaria la messa in campo di una serie di misure volte a un adeguamento complessivo del nostro sistema scolastico all’evoluzione della società. Accanto alla variazione dei termini dell’obbligo scolastico, infatti, sarebbe di grande importanza aprire finalmente una discussione sulla riforma dei cicli. È ormai fondamentale razionalizzare ed efficientare i percorsi scolastici, al fine di renderli sempre più diversificati e professionalizzanti, oltre che contenere il fenomeno dell’abbandono scolastico da parte dei ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 16 anni. Da questo punto di vista, centrale è anche il valore che assume l’alternanza scuola-lavoro, che sta finalmente diventando una tappa essenziale nel percorso formativo dei giovani italiani.


FutureDem guarda con profondo interesse alla proposta della Ministra Fedeli, nella consapevolezza che l’innalzamento dell’obbligo scolastico non possa essere una misura meccanica, ma debba essere necessariamente inquadrato in un più ampio sistema di provvedimenti (riduzione del numero di ore negli ultimi due anni, percorsi di scuola-lavoro, possibili versamenti di contributi, etc.).


La scuola italiana deve essere sempre più di qualità e in grado di preparare i suoi studenti al proprio futuro accademico e professionale.