Vaccini: una nuova sfida nella gestione della sanità
A cura di Luigi Petruzzo
Febbre, cefalea, lombalgia, dolori addominali, eruzione esantematica maculo-papulare su volto, braccia, tronco e gambe, vomito, ulcere alla mucosa orofaringea, lesioni cutanee che evolvono prima nella forma vescicolare e poi nella postulosa fino alla comparsa di croste che cadendo non permettono la restitutio ad integrum e lasciano gravi cicatrici crateriformi… la morte sopraggiunge per la risposta infiammatoria massiva responsabile di shock da insufficienza multiorgano. Sembrano sintomi e complicanze mostruose eppure stiamo parlando di una delle malattie più diffuse di tutti i tempi: il vaiolo.
Il virus si faceva spazio tra le varie epidemie mietendo moltissime vittime, un parassita intracellulare obbligato di cui oggi non esiste minima traccia. Questa malattia non è scomparsa per magia dal globo terrestre, ma è stato uno dei successi più grandi della storia della medicina: l’OMS nel 1979 ha dichiarato il vaiolo eradicato dal mondo. Un successo ottenuto solo ed unicamente grazie ad un programma globale di vaccinazione messo a punto dall’istituto mondiale di sanità.
Il direttore generale dell’OMS dell’epoca Halfdan Mahler definì l’annientamento del vaiolo come “un trionfo dell’organizzazione e della gestione sanitaria, non della medicina”. Parole pronunciate in occasione di un meeting in Kenya al quale partecipava anche il direttore del programma di eradicazione Donald Henderson. Gli fu chiesto quale fosse la prossima malattia da sconfiggere. Henderson prese il microfono e rispose: “la cattiva gestione della sanità”.
Il secondo obiettivo dell’OMS è stato quello di debellare completamente la poliomielite dalla quale l’Italia è stata dichiarata libera grazie alla vaccinazione prima ad opera di Sabin e poi di Salk.
Il terzo obiettivo dell’OMS sarebbe stato il morbillo, ma i dati epidemiologici parlano chiaro. L’ultimo bollettino del 21 maggio 2017 da parte del sistema di sorveglianza annuncia 2581 casi di morbillo in soggetti non vaccinati o con somministrazione di una singola dose del vaccino, rispetto ai 650 casi riportati in tutto il 2016. Una sconfitta per la promozione della nostra salute e soprattutto di quella delle generazioni future.
A causa della diffusione di bufale e falsi miti, spesso alimentati da ingiustificati allarmismi mediatici, si sono terribilmente abbassati i livelli di copertura vaccinale rendendo concreto il ritorno di malattie mortali debellate da tempo.
Opportunamente lo scorso 19 maggio il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto-legge che introduce l’obbligo delle vaccinazioni per l’accesso a scuola, alzando a 12 le vaccinazioni obbligatorie, in coerenza con il Piano nazionale di prevenzione vaccinale.
Il provvedimento cerca di superare la parziale frammentazione della normativa vigente e vuole garantire in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale le attività volte a prevenire e ridurre i rischi per la salute pubblica legati alla sicurezza epidemiologica in termini appunto di profilassi e di copertura vaccinale.
Resta aperta la possibilità di omettere o differire la vaccinazione, ma soltanto in ipotesi specifiche quali ad esempio il pericolo per la salute, che deve essere comunque documentato.
Bisognerà certamente monitorarne l’applicazione, ma l’intervento delle istituzioni rappresenta un importante passo verso una sempre migliore gestione della sanità pubblica.